Olio, l’UE approva l’import di olio tunisino senza dazi

Il Parlamento Europeo ha approvato il pacchetto di aiuti per la Tunisia, con un accordo che consente l’importazione senza dazi di 70.000 tonnellate di olio d’oliva nei Paesi dell’UE.

Il Parlamento Europeo, in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato nella giornata di giovedì 10 marzo il pacchetto finale sugli aiuti d’emergenza per la Tunisia, compreso l’accordo che consentirà l’importazione di una quota aggiuntiva di 35.000 tonnellate di olio tunisino all’anno senza alcun dazio (a fronte di un totale di 1,2 milioni di tonnellate introdotte ogni anno). Il voto sulle misure era stato sospeso a febbraio, ma è tornato all’ordine del giorno nella sessione di giovedì dopo che il COREPER (Comitato dei Rappresentanti Permanenti, dal francese Comité des représentants permanents) ha annunziato in una lettera la sua approvazione delle modifiche. La quota di emergenza è stata infine approvata con 500 voti a favore, 107 contrari e 42 astenuti. La notizia dell’approvazione dell’accordo, le cui misure varranno per due anni (2016 e 2017), è stata accolta con preoccupazione dai produttori italiani, i quali temono l’arrivo di un prodotto a costi sensibilmente inferiori rispetto all’olio extravergine d’oliva Made in Italy.

L’accordo
Nell’ambito dell’accordo, il provvedimento votato a Strasburgo è stato “mitigato” con alcune garanzie supplementari per i produttori dell’UE, ossia:

– una valutazione a medio termine, sotto la quale l’accordo è temporaneo e valido solo per due anni, fino al dicembre 2017;
– un obbligo di “tracciabilità sicura”, per garantire che tutto l’olio d’oliva previsto dalla quota venga prodotto e trasportato direttamente dalla Tunisia e non da altri Paesi;
– l’impegno a modificare o sospendere le misure previste se esse risulteranno dannose per i produttori europei, ad un anno dall’entrata in vigore dell’accordo;
– il divieto di proroga delle misure d’emergenza al di là dei primi due anni.

Il motivo che sta dietro alla controversa decisione è quello di sostenere l’economia del Paese nord-africano dopo gli attacchi terroristici del 18 marzo e 26 giugno 2015, i quali hanno colpito duramente l’economia tunisia e in particolare nel settore turistico.
L’adozione di queste misure d’emergenza è una buona notizia per la Tunisia, che si trova ad affrontare gravissime difficoltà“, ha detto la relatrice francese Marielle de Sarnez (dell’ALDE, Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa) dopo il voto. “L’aumento della quota d’olio d’oliva a dazio zero, senza aumentare i volumi delle esportazioni totali, fornirà un aiuto essenziale alla Tunisia, e non dovrebbe destabilizzare il mercato europeo. Ciò che è in gioco è il successo della transizione tunisina verso la democrazia, un aspetto vitale non solo per la Tunisia, ma anche per gli Europei“.
Il settore olivicolo occupa indirettamente più di un milione di tunisini e rappresenta un quinto dei posti di lavoro nell’industria agricola del Paese nord-africano; l’olio d’oliva rappresenta inoltre la principale esportazione della Tunisia. Il testo votato giovedì necessita ora dell’imprimatur del Consiglio UE per essere formalmente approvato, ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, non appena i due co-legislatori avranno firmato durante la sessione plenaria di aprile.

Le reazioni
L’accordo votato dall’Europarlamento ha destato preoccupazione, soprattutto presso gli agricoltori italiani. “Dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia, per un totale di oltre 90.000 tonnellate, è un errore l’accesso temporaneo supplementare sul mercato dell’UE di 35.000 tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017“, ha detto il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo durante la manifestazione di protesta che ha riunito migliaia di agricoltori a Catania. “E’ una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori“.

La Coldiretti intende mobilitarsi in difesa dell’olio italiano coinvolgendo migliaia di agricoltori, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione, da molti percepita come parte di un più ampio attacco contro i prodotti tipici italiani da parte delle politiche comunitarie, del fiorente mercato delle contraffazioni e dell’agromafia. Da qui la richiesta di esigere sulle etichette un’indicazione certificata sull’origine alimentare dei prodotti. “Chi attacca il Made in Italy, attacca l’Italia“, è stato uno degli slogan apparsi al primo sit-in della Coldiretti, tenutosi a Catania, in Sicilia, ossia la seconda regione produttrice di olio d’oliva dopo la Puglia.

Il nuovo contingente agevolato – precisa la Coldiretti – andrebbe tra l’altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione UE-Tunisia, portando il totale degli arrivi agevolati annuali oltre la quota delle 90.000 tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paesi nord-africano. Il rischio concreto, in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale, è – sostiene la Coldiretti – il moltiplicarsi delle frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati a quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto lacopertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttrare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori“.

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: “Rimango fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino. Come ministero delle Politiche agricole abbiamo posto delle condizioni chiare sull’attuazione e sulle quote mensili dei contingenti e su questi punti non intendiamo cedere. Se non avremo garanzie continueremo a opporci all’adozione del regolamento da parte della commissione. Nel frattempo gli organismi di controllo del ministero, a partire da Capitanerie di Porto, Corpo Forestale e Ispettorato Repressione Frodi intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo. La filiera dell’olio italiano è tra le più controllate in assoluto e negli ultimi due anni abbiamo alzato il livello della risposta contro possibili frodi come mai accaduto in passato“.

Sul versante politico, il PD parla per bocca di Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento, che afferma: “Abbiamo migliorato quanto possibile, ma rimaniamo contrari“. Il Movimento 5 Stelle attacca il governo per l’accelerazione dell’Europarlamento sugli aiuti alla Tunisia: “Questa accelerazione è una vergogna, – dice l’eurodeputata Tiziana Beghin – così come è una vergogna che il Governo Renzi non si sia opposto a questa misura in Consiglio Europeo. Il ministro Maurizio Martina ha perso definitivamente la faccia perché a parole è contrario all’invasione dell’olio tunisino, nei fatti però ha voltato le spalle a migliaia di agricoltori e produttori“.

I dati reali
Guardando ai numeri, la produzione di olio d’oliva in Italia tra il 2015 ed il 2016 è  stata di poco meno di 300.000 tonnellate; i consumi, seppur calati, sono attestati a quota 553.000 tonnellate. L’Italia dunque importa già olio, dato che la nostra produzione non riesce a soddisfare il mercato interno. La recente epidemia di Xylella fastidiosa che ha colpito gli uliveti delle Puglie non ha fatto altro che peggiorare la resa dei raccolti, apportando ulteriore danno alla produzione regionale e nazionale. Anzi: i produttori tendono ad esportare l’olio di maggiore qualità ad un prezzo maggiore di vendita rispetto a quello che riesce a restare in Italia. L’olio tunisino costa mediamente 2-3€ in meno rispetto a quello italiano, è quindi presumibile che andrà a fare concorrenza – grazie all’assenza dei dazi e quindi al calo del prezzo – agli altri prodotti italiani esportati.

Nonostante, come ribadito dallo stesso ministro Martina, la filiera dell’olio italiano sia “tra le più controllate in assoluto“, le inchieste negli ultimi tempi non sono mancate. Come quella di Raffaele Guariniello, a Torino, che lo scorso novembre ha contestato ad una decina di aziende del settore il reato di frode in commercio giacché l’olio d’oliva veniva commercializzato come extravergine, pur non essendolo. La discriminante, a volte, può essere proprio il prezzo: al di sotto dei 6€ a bottiglia, sostiene la Coldiretti, difficilmente può trattarsi di extravergine. A meno che, appunto, non sia olio tunisino che costa mediamente 2-3€ in meno rispetto a quello italiano.

L’olio italiano e tunisino – spiega Maurizio Servili, docente di Tecnologie Alimentari presso l’Università di Perugia – si differenziano per gli acidi grassi: quelli tunisini hanno un livello di acido oleico più basso“. E agli italiani appaiono, per questo, meno buoni. “Ciò che interessa ai consumatori — sottolinea Rosario Trefiletti di Federconsumatori — è che l’olio venduto come italiano sia realmente italiano“.
Marchi storici, come Carapelli e Bertolli, non sono più di proprietà italiana ormai da diverso tempo. Sull’italianità dell’olio venduto come Made in Italy assicurano però gli industriali di Assitol: “Il 100% italiano — spiega Angelo Cremonini, presidente del Gruppo Olio d’Oliva di Assitol — è enfatizzato esplicitamente in etichetta“.
Ricordiamo che diciture come “miscela di oli” (comunitari e/o extracomunitari) significano che l’olio non è 100% made in Italy.

FONTI
Olive Oil Times
Corriere della Sera


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Rapporto del C.O.I. sul calo del consumo d’olio d’oliva in Europa

Il calo nel consumo di olio d’oliva in Europa attribuito ai disagi nella raccolta e ai prezzi troppo alti
Logo_del_Consiglio_Oleicolo_Internazionale_(COI)Stando all’ultimo rapporto pubblicato a febbraio 2016 dal Consiglio Oleicolo Internazionale (C.O.I., in inglese International Olive Council), il consumo mondiale di olio d’oliva è salito di 1.8 volte rispetto all’annata 1990-91, mentre dati provvisori rivelano un incremento del 4,6% nel corso dell’ultimo anno (2015). Tale aumento nei consumi è stato registrato per la maggior parte in Paesi che non sono attualmente membri del C.O.I., la cui quota di consumo è salita dall’11% al 24% nello stesso periodo in esame, ossia gli ultimi 25 anni (Tabelle 1 e 2).

L’incremento più significativo all’interno dei paesi esterni al C.O.I. è stato registrato negli Stati Uniti, dove il consumo è passato da 80.000 tonnellate prima del 1990-91 ad oltre 300.000 nel 2015. Il consumo pro capite degli USA, tuttavia, rimane ancora relativamente basso (0.9 kg nel 2014) e alla pari con le medie di altri Paesi quali Canada e Norvegia (sempre secondo il rapporto del C.O.I.). Il quadro che ne risulta suggerisce, per il futuro, un ulteriore aumento del consumo d’olio d’oliva in paesi importatori quali Stati Uniti, Brasile e Giappone.

Nel medesimo arco temporale, il consumo globale nell’Unione Europea – dominato, oltre che dal nostro Paese, anche da Spagna e Grecia – è costantemente calato a partire dal 2004-05, anno del suo ultimo apice.

Tabella3-olio2015

Tendenze nel consumo d’olio d’oliva nei Paesi UE (ton.)

Passando all’analisi dei singoli Paesi è possibile notare come l’Italia rimanga il più grande consumatore in termini di volume globale; tuttavia i consumi hanno cominciato a scendere dal 2006-07, portandosi quasi al pari con la Spagna. Questo declino non ha interessato solo il nostro Paese: in Grecia, ad esempio, il consumo pro capite è sceso del 22% in vent’anni.

La Grecia rimane ancora al primo posto per il consumo annuo pro capite a 12.4 kg (2014), seguita dalla Spagna a 11.4 kg e dall’Italia a 10.5 kg; essa tuttavia consuma ora circa il 50% in meno in volume rispetto al 2004/05. Al quarto posto troviamo il Portogallo (7,2 kg/pro capite) e poi Cipro (5.5 kg/pro capite); segue poi il Lussemburgo, con 3.2 kg/pro capite, dato però falsato dagli acquisti fatti in questo Paese da cittadini provenienti dalle nazioni limitrofe.

Consumo pro capite al 2014 nei Paesi UE (kg)

Consumo pro capite al 2014 nei Paesi UE (kg)

Seguono, a considerevole distanza, Malta, Francia, Croazia, Irlanda, Belgio e Danimarca con livelli di consumo che vanno da 3.0 a 1.2 kg/pro capite. Se si esclude il Lussemburgo, tuttavia, assieme a Grecia, Spagna ed Italia, tutti gli altri Paesi hanno registrato un aumento nel consumo rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente.

Mentre alcune di queste tendenze registrate nell’UE sono in parte dovute ad altri fattori (nel caso della Grecia, la profonda crisi economica), un probabile contributo alla recente flessione del consumo nei paesi produttori viene attribuito al calo nella resa dei raccolti registrato nel corso degli ultimi anni, con il conseguente aumento dei prezzi sul mercato.

Un’analisi delle annate 2005-06 e 2014-15 mostra chiaramente che il calo della produzione nell’Unione Europea è stato accompagnato da una schizzata verso l’alto dei prezzi di mercato. Il declino registrato nell’annata 2014-15 si correla chiaramente all’anno di siccità sofferto in Spagna e agli effetti dell’epidemia di Xylella fastidiosa che ha interessato l’Italia, influendo senza alcun dubbio sulla resa complessiva dei raccolti.

Medie di produzione, consumo e prezzi nei Paesi UE produttori

Medie di produzione, consumo e prezzi nei Paesi UE produttori

Paesi non produttori all’interno della UE stanno consumato leggermente di più rispetto al passato, anche se la maggior parte di questi non va oltre il chilogrammo pro capite all’anno.

Nel frattempo, la crescita registrata presso altri Paesi membri del C.O.I., come Turchia, Marocco e Algeria, è stata notevole (di oltre nove volte in Algeria), con un consumo pro capite per ciascun paese stimato a meno di 4 kg all’anno.

Altri dati sulla situazione globale del mercato dell’olio d’oliva, potenziamente utili per i produttori interessati ad espandere le frontiere del proprio mercato, sono inclusi nel rapporto completo rilasciato dal C.O.I. e scaricabile in formato .PDF a questo indirizzo (in lingua inglese).

FONTE: IOC


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“Rumore di Acque”, lo spettacolo di Teatro delle Albe a Cartoceto

12419224_1058186050871633_1746227924289109327_oCARTOCETO – Domani, mercoledì 9 marzo, a partire dalle ore 21.00, presso la Chiesa Collegiata di Santa Maria della Misericordia, verrà presentato al pubblico lo spettacolo “Rumore di Acque” a cura del Teatro delle Albe – Ravenna Teatro, interamente dedicato alla tragica problematica dei profughi siriani e al dramma delle morti nel Mediterraneo.

L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione culturale Teatro Aenigma per il Progetto “Ombre, tracce, evanescenze 2016“, dalla Parrocchia di Santa Maria della Misericordia di Cartoceto e dalla Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola nell’ambito delle celebrazioni per il Giubileo Straordinario per la Misericordia indetto da papa Francesco. Lo spettacolo, ad ingresso libero e gratuito, ha ricevuto inoltre il patrocinio di Amnesty International e si avvale della partecipazione della Cooperativa Sociale Labirinto di Pesaro.

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Il testo, di Marco Martinelli, è interpretato dall’attore Alessandro Renda; è stato tradotto in diverse lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, rumeno) e accolto con grande interesse in Europa, negli Stati Uniti e nell’America Latina. Ideazione di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, regia Marco Martinelli, musiche originali di Guy Klucevsek, spazio e costume di Ermanna Montanari, luci di Enrico Isola.

"Rumore di Acque" - Foto di Cesare Fabbri

“Rumore di Acque” – Foto di Cesare Fabbri

Un generale monologante che costituisce in realtò un “medium”, attraversato da un popolo di voci e di volti che lo assediano, il popolo degli annegati, quello che neanche la sua indole burocratica riesce a ridurre a mera statistica. Sono gli scomparsi che si rendono presenti attraverso di lui: lui malgrado. Il generale è solo sulla sua isola sperduta nel Mediterraneo, ma è attorniato dai morti che non lo lasciano in pace, che lo tormentano, che gridano per essere “ricordati” non solo come numeri.

Per la nuova versione scenica pensata per essere rappresentata anche in spazi non teatrali,  l’autore, Marco Martinelli, che ha raccolto per alcuni anni in Sicilia racconti di traversate, scrive: “Che cos’è la cultura, che cos’è il teatro, da Sofocle a Brecht, se non un cerchio ideale in cui l’umanità riflette sulla violenza e sulle contraddizioni drammatiche che la lacerano? Questo a mio avviso significa prendere sul serio le parole “cultura” e “teatro”, affrontando i nodi “capitali” della propria epoca. E tra questi la tragedia dei migranti e dei profughi: in relazione a questi “sacrifici umani”, a questa ecatombe senza fine, cosa può fare il nostro Vecchio Continente? L’Europa è davanti a una sfida che mette in gioco la sua stessa esistenza: deve dimostrare di essere all’altezza di questo momento storico, decisivo al fine di delineare la propria identità: un’Europa delle merci e dei burocrati, un’ Europa impaurita in balia dei populismi arroganti, o un’Europa dei valori veri e della solidarietà come fondamento indispensabile di civiltà?”.


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I Carnevali di Mezza Quaresima rimandati a Domenica 13 marzo

Avvisiamo ufficialmente che, a causa delle previsioni di tempo avverso per la giornata di domani, i Carnevali di Mezza Quaresima sono stati rinviati a domenica prossima, 13 marzo (sempre dalle 14:30).


 

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Il Cav. Vittorio Beltrami nominato Presidente Onorario della Pro Loco Cartoceto

Il 27 febbraio, al termine dell’annuale assemblea dei soci, il Presidente Paolo Gilebbi ha comunicato che al Cav. Vittorio Beltrami è stata proposta la presidenza onoraria della Pro Loco di Cartoceto.

Questo doveroso riconoscimento al grande maestro affinatore, già in passato Presidente della Pro Loco (1979-80) e tra i fondatori della Mostra Mercato dell’Olio e dell’Oliva, è stato ratificato ufficialmente, per acclamazione, nel corso dell’assemblea dei soci svoltasi presso il centro di ristorazione “Agli Olivi” di Cartoceto.

Il Cav. Vittorio Beltrami, dopo un’iniziale riserva, ha accettato la nomina ed è stato pertanto inserito nell’organigramma dell’associazione col titolo di Presidente Onorario.

La carica era rimasta vacante dopo la scomparsa, due anni fa, del compianto Giuliano Grossi.

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