Teatro del Trionfo

Sullo spiazzo del bastione detto “Turchia”, ufficialmente noto come Piazzale Marconi e a cui si accede da Piazza Garibaldi attraversando Via Marcolini, si eleva il maestoso Teatro del Trionfo di Cartoceto. Allestito nella prima metà del XVIII secolo per volontà di alcuni notabili del luogo, esso non fu inizialmente molto apprezzato dalla popolazione, dato che la sua edificazione avvenne a discapito di un preesistente e attivo – anche se un po’ malandato – mulino per olio, con annesso deposito per le olive.


La storia

Sebbene il primo teatro di Cartoceto, costruito “a spese dei particolari con l’assenso di questo Pubblico“, venga solitamente datato al periodo in cui era governatore di Fano mons. Luca Tempi (1725-30), alcuni indizi documentari sembrano suggerire che un palcoscenico fosse già operativo almeno dal 1717.
Per fare spazio al teatro venne utilizzato uno stanzone che serviva come deposito per le olive, posto al piano superiore del sottostante mulino. Nel 1730-31 vi fu rappresentata un’opera in musica ed in seguito, per circa settant’anni, vi furono rappresentate soprattutto commedie durante il carnevale, con l’obbligo di “tenere in ordine un mastello con l’acqua” in caso d’incendio.
Questo primo teatro venne in gran parte ricostruito nel 1801, da cui deriva l’attuale struttura. Al di fuori di questa data, che ci è stata trasmessa da documenti di molto posteriori, non sappiamo nulla di più preciso per mancanza di fonti dirette. Tuttavia, una polizza risalente al 1806 (individuata grazie al lavoro di catalogazione dell’archivio comunale di Cartoceto, curata da Massimo Bonifazi nel 2017) ci informa che, a seguito “de frequenti disordini, che nascono in occasione di recita di Comedie nel Pubblico Teatro” (pare infatti che gli spettatori si azzuffassero fra loro per accapparrarsi i posti migliori), alcuni notabili del paese decisero di far costruire due ordini palchi, in modo da distanziarsi dalla platea e dagli elementi più facinorosi del pubblico. La stessa polizza ci informa che il disegno, la pianta e la perizia, nonché lo scandaglio della struttura, furono curati dall’architetto pesarese Pietro Togni. Nuovi interventi furono eseguiti negli anni ’50-’60 dell’Ottocento: fu in questo periodo che gli ordini di palchi furono portati da due a tre, mentre gli artisti Giulio Marvardi e Romolo Liverani curarono l’allestimento dell’apparato scenico; il primo lavorò sulle scenografie, il secondo sul sipario.
Dagli Atti Consigliari conservati presso l’Archivio Comunale di Cartoceto veniamo a sapere che il teatro rimase danneggiato a seguito del terremoto di Rimini del 16 agosto 1916 e che solamente nel 1919, terminata la prima guerra mondiale, il Comune poté avviare i lavori di recupero della struttura.
Fin dall’Ottocento, le filodrammatiche locali e dei paesi vicini vi svolsero quasi ininterrottamente la loro attività. Sul finire del XIX secolo il Teatro del Trionfo conobbe forse il suo periodo più prestigioso, accogliendo recital degni di essere recensiti sui quotidiani d’informazione del tempo e portando sul palco bravi e competenti attori. Tra questi possiamo citare il fanese Giulio Grimaldi, che fu celebre filologo, scrittore e poeta oltre che attore. L’insigne studioso Aldo Deli, in un articolo pubblicato nel 1994, segnalò – forse per primo – un’esibizione d’un giovane Giulio Grimaldi proprio al Teatro del Trionfo, riportando una corrispondenza da Cartoceto pubblicata su “La Fortuna” n. 46, l’8 ottobre 1893. Quella di recitare assieme ai dilettanti dei gruppi filodrammatici locali era d’altronde, a quel tempo, un’occasione che non rifiutavano nemmeno gli attori professionisti: tra questi possiamo segnalare il celebre attore fanese Cesare Rossi, che nell’estate del 1895 non rifiutò di recitare nel piccolo Teatro del Trionfo di Cartoceto.
Durante la seconda guerra mondiale alcuni concittadini, con l’aiuto di sfollati (fra i quali merita particolare attenzione il ragioniere Ettore del Monaco, nel 1944 commissario prefettizio a Cartoceto, padre del valente tenore Mario), vi allestirono degli spettacoli ai quali partecipò il soprano Renata Tebaldi, allora sfollata a Cartoceto, la quale s’era già esibita in questo teatro nell’ottobre 1942 in un recital operistico con al pianoforte Tilde Bezziccheri. In questo periodo, il teatro venne utilizzato anche come cinematografo. Nel secondo dopoguerra il Teatro del Trionfo ospitò anche spettacoli di arte varia e, nell’ottobre 1959, vi furono fatte delle riprese televisive (presumibilmente dalla RAI). Oltre ai suddetti spettacoli, il teatro – unico locale di questo tipo esistente nel paese – conobbe anche caratteri educativi ed ivi infatti si tennero in svariate occasioni dei cicli di conferenze su problemi religiosi, agricoli e culturali.

La struttura
Doveva essere, almeno per quei tempi, un piccolo gioiello. Negli ultimi decenni del XX secolo, tuttavia, è rimasto trascurato ed in condizioni precarie. Attualmente (2015-16)  sono in corso lavori di ristrutturazione volti al suo eventuale recupero.

Possiede tre ordini di palchi con un numero complessivo di 37 palchi: 11 nel primo ordine, 13 in ciascuno degli altri due. Le pareti divisorie ed i solai sono stati recentemente rimossi in attesa di poter procedere al restauro dell’intera struttura. La pianta è a ferro di cavallo, delimitata ai lati del boccascena (lo spazio che divide il palcoscenico dalla platea) da due larghe fasce verticali con fitte scanalature dipinte.
I palchi erano stati acquistati da varie famiglie, per questo il teatro si chiamò anche “condominiale”, pur rimanendo di proprietà del comune. Nel corso degli ultimi due secoli sono stati eseguiti diversi lavori di riparazione e di decorazione. I numeri dei palchi venivano assegnati per sorteggio annuale ai vari condomini (si conservano le assegnazioni dal 1831 al 1948).

Gli scenari sono stati dipinti dal senigallese Giulio Marvardi nella seconda metà del XIX secolo, mentre il sipario, recentemente restaurato, è opera del celebre pittore e scenografo Romolo Liverani (1809-72) di Faenza, su commissione della contessa Emma Luttichau-Marcolini, che ne fece dono alla Comunità. Il sipario è decorato con uno scenario agreste, al quale si uniscono due strutture storiche ed una immaginaria: le prime due sono il Palazzo del Popolo di Cartoceto, sulla destra, e la Villa del Balì di Saltara, posta sulla sinistra. La terza struttura, in primo piano sempre a sinistra del sipario, è un tempio classico, che si richiama alla leggenda secondo cui sul Colle di San Martino (ove si trova il Balì) sorgesse in tempi antichi un santuario dedicato a Marte (da cui deriva forse il nome di “San Martino” attribuito al colle in epoca cristiana).

Attualmente, oltre agli ambienti destinati alle rappresentazioni, il Teatro del Trionfo ospita anche una mostra permanente di scatti fotografici realizzati a Cartoceto dal celeberrimo fotografo Mario Dondero.

Al piano terra, ben svincolati dalla struttura del teatro, ci sono altri vani di servizio che un tempo venivano usati anche come mulino per l’olio. Si tratta di vani molto ampi, di cui quello centrale veramente maestoso, sia in pianta che in alzato. Sulla parete di fondo si trovano alcune nicchie che entrano nella roccia sulla quale è addossato il fabbricato; altri vani sotterranei, scavati nella roccia, si trovano nelle stanze adiacenti.

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